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L’evoluzione costante dell’intelligenza artificiale ha agito come catalizzatore nelle dinamiche delle operazioni di fusione e acquisizione (M&A), rivoluzionando non solo il panorama tecnologico, ma anche l’iter stesso da seguire per condurre una negoziazione finalizzata alla buona riuscita di un’operazione straordinaria.
In un mondo business sempre più permeato dalla tecnologia e dalla necessità di ottimizzare i processi (necessità spesso dettata da tempistiche molto stringenti), non è una sorpresa che l’IA sia già diventata uno strumento fondamentale nel perseguimento di questi obiettivi.
Il giovamento è evidente in tutte le fasi tipiche di un’operazione di M&A, sia dal punto di vista business che da quello della consulenza legale, fiscale, contabile: un utilizzo efficiente di tool di intelligenza artificiale ottimizza le valutazioni aziendali, rendendole più precise, semplifica e accelera le fasi di due diligence, fornisce eventuali red flag da disciplinare nella negoziazione del contratto e può rendere più fluida la transizione post-acquisizione.
Da ultimo, ma certamente non meno importante: il tema dei costi dell’operazione. Se per i player coinvolti nell’acquisizione (o vendita) di aziende, società, asset, l’assistenza di professionisti è imprescindibile (e questo non solo nelle operazioni milionarie, ma anche in quelle di valore relativamente modesto), ed è tenuta in considerazione nella predisposizione del budget dell’operazione, la prospettiva di contenere i costi grazie all’automazione di determinati step aziendali e consulenziali è un valore aggiunto non trascurabile.
Facciamo un esempio concreto dei vantaggi che si potrebbero conseguire attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel settore delle operazioni straordinarie: l’acquisizione (o vendita) di un software.
Un recente articolo apparso sulla rivista Fortune che approfondisce l'impatto rivoluzionario dell'IA nel settore M&A
L’analisi di un software costituisce spesso una delle sfide più intricate di un’operazione di M&A, in quanto richiede una valutazione precisa, tecnica, che implica la disamina di un quantitativo considerevole di dati. Qui entra in gioco l’efficienza dei tool di IA, che sono in grado di eseguire analisi di dati sofisticate e molto rapide, facilitando l’esame di eventuali criticità o punti di forza da valorizzare. Alcuni esempi:
Una volta completato questo step, anche grazie alla sinergia tra intelligenza artificiale e analisi di mercato, il venditore e il compratore avranno ottenuto una stima precisa del valore del software in tempi significativamente abbreviati, e potranno passare alla fase di negoziazione godendo di una panoramica completa e approfondita del prodotto oggetto dell’affare.
Più un’analisi è dettagliata, maggiore sarà la precisione della valutazione dell’asset e ciò si riverbera positivamente anche nelle fasi successive dell’operazione: il venditore e il compratore, infatti, coadiuvati dai consulenti tipicamente coinvolti in questo genere di affari, avranno un quadro chiaro e particolareggiato sui benefici che intendono trarre dalla vendita o acquisizione dell’asset, sulle garanzie necessarie per la buona riuscita dell’operazione, sulla ripartizione delle responsabilità e sui procedimenti di indennizzo in caso di violazione degli accordi.
Conseguentemente, i tempi della negoziazione e conclusione dell’affare saranno ridotti e così anche i costi.
Certo: è di fondamentale importanza saper fare un uso efficiente dei tool di IA impiegabili in questo genere di operazioni, sia da parte delle aziende coinvolte, sia da parte dei consulenti interpellati. Non solo: occorre sempre servirsi di questi strumenti tenendo a mente sì il loro grande potenziale, ma anche i rischi che il loro utilizzo comporta.
Uno dei fattori da tenere senz’altro in considerazione quando si usano dei tool di intelligenza artificiale nelle operazioni di M&A è la sicurezza dei dati che vengono elaborati, trattati, scambiati ed eventualmente trasferiti. Soprattutto quando l’asset oggetto del deal – e torniamo al nostro esempio del software – è ad alto valore tecnologico, utilizza e gestisce le informazioni all’interno di un database e i suoi componenti possono rappresentare il know-how riservato dell’azienda.
Uno studio di EY di ottobre 2023, svolto su 1200 CEO, ha rilevato che il 27% dei partecipanti fanno già un uso significativo dell'intelligenza artificiale in tutte le fasi delle operazioni di M&A, e un ulteriore 44% sta iniziando ora a utilizzarla
Quando si parla di acquisire o vendere un determinato asset, o comunque di modificare la titolarità di determinati diritti su un bene, le complesse migrazioni dei dati costituiscono un aspetto delicato di questo processo. Tuttavia, l’IA può essere un prezioso alleato per alleggerire il carico di lavoro in diverse attività: ad esempio, nella fase di migrazione, i sistemi di intelligenza artificiale possono gestire in modo efficiente il trasferimento dei dati da un sistema all’altro, eliminando la necessità di interventi manuali e riducendo il rischio di errori durante la transizione. Possono altresì analizzare i file di dati per identificare e classificare le informazioni contenute, fornendo un supporto ai team IT nell’effettuare scelte informate riguardo all’inclusione o meno di alcuni dati nella migrazione (ad esempio, eliminando eventuali duplicati e più in generale provvedendo a una pulizia dei dati).
Questo aspetto, la cui automazione apporta certamente vantaggi in termini di speditezza dei processi e controllo dei costi, espone i dati a dei rischi per la loro sicurezza, rischi che dovranno essere sopportati dalle aziende coinvolte nell’operazione – venditore e compratore.
Diventa quindi fondamentale:
Il tutto, con l’obiettivo di concludere con successo un’operazione di M&A, tutelare le parti coinvolte da possibili sanzioni delle autorità in caso di minacce alla sicurezza dei dati, mitigare il rischio di perdere (o esporre a minacce) il patrimonio tecnologico e i data set aziendali nel processo di transizione, prevedere con maggiore precisione le eventuali ipotesi di responsabilità (anche la responsabilità per il “lavoro” svolto dall’intelligenza artificiale), predisporre le più efficaci misure di sicurezza e garanzie reciproche.
L’intelligenza artificiale può aspirare ad avere (e in certi casi ha già ottenuto) un ruolo preminente nelle varie fasi di un’operazione straordinaria: è in grado di apportare un numero considerevole di benefici all’operazione in sé e alle aziende e consulenti che ne fanno uso, rappresentando un’opportunità davvero notevole, e che sicuramente è ancora da esplorare appieno.
Naturalmente il suggerimento è quello di avere sempre un approccio informato e critico all’utilizzo di questi strumenti: per poterne trarre un effettivo vantaggio, infatti, è necessario che coloro che utilizzano l’intelligenza artificiale ne studino e comprendano le potenzialità e i rischi, ne supervisionino il lavoro, tengano in considerazione le varie implicazioni, e non si affidino ciecamente agli output.
L’idea è quella di non temere l’intelligenza artificiale come una minaccia all’intervento e al ruolo umano, ma piuttosto come un alleato da sfruttare per ottimizzare una serie di processi di valutazione e decision-making, in una società che sembrerebbe essere sempre più data-driven. Non basta, appunto, l’accettazione acritica degli output dell’intelligenza artificiale, e il settore delle operazioni straordinarie (M&A) non fa eccezione: un deal completamente affidato a un’IA non è necessariamente più efficiente ed efficace (e non è detto che la sua buona riuscita sarà certa) rispetto a un deal dove l’intervento umano è in grado di apportare valore. Anzi.
Le operazioni di M&A comportano anche un cambiamento degli equilibri umani di cui è composta un’azienda, e una valutazione basata interamente sui dati misurabili, senza alcuna interferenza umana, potrebbe non essere pienamente efficace, a differenza di un deal concluso grazie al supporto dell’intelligenza artificiale in sinergia con le persone che danno precise istruzioni, supervisionano gli output e ne traggono vantaggio tenendo conto anche di quelle informazioni più umane, non misurabili matematicamente, che talvolta possono essere determinanti nella buona riuscita di un affare. Anche e soprattutto in Italia, ad esempio, dove il panorama aziendale è costellato da esempi virtuosi di imprese familiari.
L’intelligenza artificiale non è necessariamente una minaccia, quindi, ma un’opportunità – se ben compresa e sfruttata – per supportare le aziende e chi ne è alla guida per concludere un affare in tempi più brevi, con stipulazioni contrattuali più precise, valutazioni più accurate, e riducendo i costi. Insomma, per adottare decisioni più informate; decisioni sulle quali, in definitiva, avrà in ogni caso l’ultima parola l’essere umano.
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